L’arte è per chiunque, solo non è per tutti
Jerry Saltz, critico di arte
Complice l’atavico pregiudizio per cui la cultura è appannaggio dell’élite, il settore dell’arte non è mai stato davvero seriamente sottoposto a una regolamentazione univoca.
Ma del resto, se i fruitori sono pochi e lontani, a chi interessa?
Peccato che non sia affatto così.
Secondo l’annuale studio di Arts Economics, nel 2018 il mercato globale dell’arte ha raggiunto un valore complessivo di 67.4 miliardi di dollari, segnando un +6% sul 2017, e confermando il trend positivo nel 2019.
Le analisi di Artprice indicano che tutto il mercato mondiale, compreso l’indotto (quindi tutta la parte labour intensive, i trasporti, i servizi e il turismo culturale) vale 314 MLD di dollari. C’è chi acquista arte per costruire una collezione che assuma valore culturale, filosofico ed economico a ogni opera che si aggiunge, oppure perché è un amante della valenza estetica o, ancora, per status sociale e c’è sempre più gente che compra per investire in un settore che produce guadagni enormi ormai dal 2003.

L’Italia è da sempre protagonista in questo contesto, sia per i suoi artisti geniali, sia per i suoi collezionisti preparatissimi, nonostante la legislazione nostrana sia lenta a intercettare le mutate esigenze e soprattutto le occasioni di crescita collettiva che genera. Solo per fare un esempio, con l’IVA ordinaria sulle transazioni al 22%, il Bel Paese si pone sulla fascia più alta rispetto a tutti i Paesi europei e mondiali, ferma nel considerare l’acquisto di un’opera d’arte come un bene di lusso. Non è un caso che i Paesi che applicano le aliquote minime – tra il 5 e il 7% come Svizzera, Danimarca, Belgio, Cipro, Lussemburgo, Malta, Olanda, Portogallo, Francia e Germania – abbiano un mercato molto più florido pur essendo ultimi per spesa sul Contemporaneo rispetto a noi.
Di fronte alla mancanza di una regolamentazione univoca fra Stati, che si inserisce in uno scenario geopolitico di grande incertezza, è sempre più urgente l’esigenza per tutti gli stakeholder del mondo dell’arte di comprendere, monitorare, misurare e gestire il rischio.
D’altro canto il settore dell’arte, comprendendo in questo operatori e acquirenti, sta sperimentando la necessità di doversi adattare ed evolvere all’interno di un nuovo contesto che è il risultato di mutate esigenze, tra cui innovazioni tecnologiche, nuove regolamentazioni e molto altro.
La tutela giuridica, tributaria e fiscale durante l’esaltante percorso della scelta e dell’acquisto di un’opera d’arte non è quindi un’opzione: in gioco spesso ci sono ingenti somme di denaro e il rischio di essere truffati o, più semplicemente, di incorrere in qualche leggerezza è altissimo.
Dal diritto a ricevere l’autenticazione del bene, alle agevolazioni per la defiscalizzazione, passando per l’acquisto come bene di investimento speculativo, i compiti e le responsabilità del legale nel campo culturale sono molteplici e indispensabili per vivere senza preoccupazioni uno dei momenti più elettrizzanti della propria esistenza: il primo acquisto di un’opera d’arte. E poi, il secondo, il terzo, il quarto…
Nicola Ricciardi
Nicola Ricciardi è un avvocato iscritto all’Ordine degli Avvocati di Roma esperto di diritto tributario.
Curatore e collaboratore di libri inerenti il ruolo e le modalità dell’ingiunzione fiscale, è docente presso l’Istituto Regionale di Studi Giuridici del Lazio Arturo Carlo Jemolo.
Titolare dell’omonimo studio con sede a Roma e Milano, l’avvocato Ricciardi offre servizi nella gestione dei patrimoni artistici con consulenza preventiva e successiva in occasione delle verifiche della Guardia di Finanza – Nucleo tutela del patrimonio artistico ed archeologico e, più in generale, dei controlli che l’amministrazione finanziaria riserva alle opere d’arte.
Lo Studio fornisce inoltre consulenza strategica professionale e accreditata per la progettazione di collezioni.